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Alcol Veleno o benefattore?
tratto da Remedia News n° 16
La parola alcol viene dall’arabo “al-kuhl” che significa “cipria” e anche “quintessenza”. Allo stato puro si chiama etanolo ed è un liquido incolore, facilmente infiammabile con odore e sapore bruciante. Si trova in vari tipi di bevande e in molti rimedi naturali. Spesso la sua presenza non è ben vista in prodotti naturali, perciò cercheremo di capire se e quando l’utilizzo di prodotti contenenti alcol è controindicato. L’omeopatia ci insegna che la differenza tra veleno e rimedio sta solo nel dosaggio. Dosaggi sufficientemente piccoli di un veleno come per esempio arsenico o mercurio diventano rimedi di una potenza inaudita se sono diluiti e potenziati. L’alcol può essere classificato come sostanza stimolante e come per tutte queste sostanze il confine tra uso e abuso è molto sottile. Il fatto che oggi viene consumato in modo esagerato da molte persone ha contribuito alla diffusione di un immagine negativa dell’alcol, in particolare tra le persone che stanno attente alla salute. Dall’altra parte è sempre più evidente che il consumo moderato di bevande alcoliche può avere un effetto benefico sulla salute, sia per l’effetto dell’alcol stesso che per l’azione di sostanze antiossidanti che si possono trovare in alcune bevande alcoliche, come per esempio nel vino rosso. Questo però vale solo per il consumo di modeste quantità.
Consumo appropriato
Per stabilire quale potrebbe essere la quantità giusta o tollerabile di consumo quotidiano bisogna guardare la questione principalmente dal punto di vista del fegato. Smaltire l’alcol è un lavoro “extra” per il fegato. Perciò ci potremmo chiedere quale sia la quantità di lavoro extra che possiamo chiedere al fegato senza appesantirlo troppo, godendo comunque i vantaggi di un buon bicchiere. Naturalmente in questo vanno considerati anche tutti gli altri lavori straordinari che chiediamo al fegato: fritti, eccesso di cibo, conservanti e altri additivi, medicinali, caffé, arrabbiature, per citarne solo alcuni. Potrebbe essere ragionevole per un fegato non particolarmente stressato chiedere due ore di lavoro extra per smaltire l’alcol. In due ore il fegato riesce a smaltire 16 g di alcol in un uomo di 80 kg e 10,8 g in una donna di 60 kg corrispondenti a: Invece il consumo di quantitativi più alti, almeno che non sia sporadico, ha un effetto negativo sulla salute, in prima linea sul fegato e di conseguenza su tutto il metabolismo. Studi hanno dimostrato che il consumo giornaliero di 50 g di alcol (1 l di birra o mezzo litro di vino o 150 ml di superalcolici) causa danni permanenti all’organismo.
L’alcol nei rimedi naturali
Tradizionalmente gran parte degli estratti erboristici contengono alcol, perché è l’unica sostanza naturale che permette di estrarre in modo completo i principi attivi dalle piante e a conservarli nel tempo. Non tutti i componenti delle piante si scioglierebbero in acqua o in olio. Inoltre un estratto acquoso avrebbe bisogno dell’aggiunta di conservanti per mantenersi inalterato. Non da trascurare è neanche il fatto che l’alcol permette una migliore assimilazione del prodotto, perché transita più facilmente le barriere del tratto digestivo. Tuttavia in molte persone la presenza di alcol desta preoccupazioni, in particolare se sono i bambini che assumono i rimedi. Per questo vogliamo capire quanto sia preoccupante la presenza di alcol nei rimedi naturali e se bisogna osservare delle precauzioni. Per fare questo bisogna partire dalla capacità del fegato di ridurre l’alcol, che è di circa 1 g all’ora per ogni 10 kg di peso. Facciamo l’esempio di un bambino di 10 kg di peso: il suo fegato riesce a eliminare 0,0166 g di alcol al minuto, rispettivamente 0,021 ml (1 ml di alcol pesa 0,79 g). Vediamo quanto tempo ci mette il fegato a eliminare vari preparati assunti con il dosaggio massimo (consigliato per i preparati di Remedia, per altre marche potrebbe essere necessario un dosaggio più alto) per un bambino di 10 kg: Da questo esempio si vede che si tratta di quantità di alcol insignificanti. Il tempo di eliminazione non cambia per persone con peso diverso, visto che è legato al peso corporeo così come il dosaggio dei prodotti. Spesso l’alcol nascosto in alimenti come frutta ecc. è ben più alto. Per esempio una mezza banana matura può contenere fino a 1 g di alcol, una quantità 10 volte superiore di quella che si assume con i gemmoderivati. Va però detto che i prodotti a base di alcol devono essere evitati da persone che hanno avuto problemi di dipendenza da alcol. Nei bambini fino a 3-4 anni consigliamo di diluire anche i Rimedi floreali in un po’ di acqua per non abituarli al sapore dell’alcol.
L’alcol nella cosmesi
Da quando una famosa multinazionale ha fatto una campagna pubblicitaria dove ha fatto credere che l’alcol in un deodorante causi irritazioni della pelle tante persone sono diventate restie a usare cosmetici contenenti alcol. In realtà soluzioni alcoliche sono da sempre state usate per disinfettare pelle e ferite, per fare frizioni ecc. Non mi risulta che la letteratura scientifica sia piena di esempi in cui l’uso dell’alcol anche a concentrazioni alte abbia causato irritazioni della pelle. D’altronde per esempio un Rhum a 60 % non irrita neanche le mucose della bocca e dell’apparato digestivo se non si esagera con la quantità. E’ vero che l’alcol puro o comunque a concentrazioni superiori a 70-80 % ha un’azione irritante su mucose e occhi. Sulla pelle ha un effetto sgrassante, perciò un contatto prolungato o ripetuto con alcol puro secca la pelle e per questo può portare a dermatiti in persone sensibili. Ma da qui a dire che l’alcol a qualsiasi concentrazione fa male alla pelle, c’è una bella differenza. Secondo la nostra esperienza un cosmetico naturale che contiene 20% di alcol, come potrebbe essere il caso di una lozione, non causa irritazioni della pelle. Sono piuttosto i conservanti sintetici che causano questi problemi. Giustamente però bisogna aggiungere sostanze idratanti come oli vegetali per compensare l’effetto disidratante dell’alcol, in particolare nei casi in cui superi il 10%. I motivi per cui si usa l’alcol nei cosmetici sono principalmente due: per apportare i principi attivi idrosolubili delle piante e per la conservazione del cosmetico. Mentre è facile apportare i principi liposolubili tramite gli oleoliti, quelli idrosolubili si possono apportare in modo naturale solo con l’alcol. Non esiste altro solvente naturale se non l’acqua, che però avrebbe bisogno dell’aggiunta di un conservante sintetico che a nostro parere è peggio dell’alcol. Spesso le aziende usano come solvente il glicole propilenico, ma si tratta di un derivato petrolchimico, anche questo secondo noi peggio dell’alcol. I prodotti cosmetici che contengono acqua hanno bisogno dell’aggiunta di un conservante per rimanere inalterati per il tempo tipico d’utilizzo. secondo la nostra esperienza il conservante più naturale e più tollerato è appunto l’alcol. Già una concentrazione del 7% permette di conservare benissimo gran parte dei cosmetici. Le alternative all’alcol come conservante potrebbero essere i vari conservanti alimentari, alcuni oli essenziali, i microgranuli di argento, il fenossietanolo e i parabeni, per parlare solo di quelli usate nella cosmesi naturale. I conservanti alimentari difficilmente sono sufficienti per conservare un cosmetico e in quantità più alte possono causare allergie. Di oli essenziali bisognerebbe mettere quantitativi elevati che altererebbero l’odore e rischierebbero di causare allergie. Un continuo apporto di argento potrebbe portare a effetti collaterali come dimostra il proving omeopatico. Il fenossietanolo è un conservante sintetico ammesso nella cosmesi naturale di cui si sa ancora poco, bisogna vedere se con un utilizzo più diffuso non vengono fuori dei problemi. Alcuni parabeni ormai sono stati vietati per i loro effetti nocivi sulla salute e sospetta cancerogenità. Perciò per i cosmetici di Remedia preferiamo alla grande l’alcol che tra l’altro sulla pelle evapora velocemente e perciò viene assorbito solo in piccola parte.
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