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“Ci sono milioni di strade. Un guerriero, di conseguenza, deve tenere sempre presente che una strada è soltanto una strada; se sente di non doverla seguire, per nulla al mondo dovrà indulgervi. La decisione di proseguire su di essa o di abbandonarla deve essere presa indipendentemente dalla paura o dall’ambizione. Un guerriero deve considerare ogni strada con attenzione e determinazione, e c’è una domanda che un guerriero non deve fare a meno di porsi: ‘questa strada ha un cuore?’.
Le strade sono tutte uguali: non portano da nessuna parte. Ciononostante, una strada senza un cuore non è mai gradevole. D’altro canto, una strada con un cuore è facile… un guerriero non deve sforzarsi per trovarla gradevole, essa rende il viaggio facile finché un uomo la segue ed è una cosa sola con essa”. (Don Juan)
Il concetto di MEDICINA, per i nativi americani non significava solo un medicinale o un modo di curare, ma comprendeva i talenti di tutte le relazioni che abitano con noi Madre terra. Le piante, gli animali, le rocce, il vento, l’acqua esibiscono e donano messaggi di guarigione a chiunque sia così astuto da osservare i loro comportamenti e le loro lezioni e viverle. La RUOTA DI MEDICINA rappresenta la capacità di connettersi e percepire consapevolmente che possiamo attingere a questi talenti, e che ognuno di noi, quando esprime i suoi talenti, può diventare una buona medicina.
Tutte le società elaborano delle strutture per regolare i rapporti sociali, le leggi, stabilire comportamenti morali ed etici. Le civiltà occidentali hanno elaborato strutture economiciste e scientiste dove la produzione, il guadagno e il consumo sostenuti dalla scienza esatta scandiscono i ritmi della vita degli uomini.
I nativi americani, come del resto tutte le civiltà antiche, stabilivano le loro strutture dall’osservazione della natura in tutte le sue componenti e manifestazioni, dalle galassie alle gocce di rugiada. L’espressione di questa struttura è la Ruota di Medicina. La ruota, come il cerchio, è la forma in cui tutta la natura si manifesta e non c’è inizio o fine nella ruota, ma solo trasformazione regolata dall’energia dei quattro venti, rappresentati dalle quattro direzioni cardinali. Se in un cerchio uniamo con due linee l’Est con l’Ovest e il Sud con il Nord e trasferiamo sulla carta questi concetti ci apparirà un quadrante formato da un cerchio, diviso in quattro settori, dove possiamo inquadrare tutte le manifestazioni visibili e invisibili da ognuno di noi percepibili. Un quadrante analogico, una trama nella quale il mondo si ricama e una possibilità per ognuno di noi di ricamare il proprio. Non c’è logica così come noi la concepiamo in queste suddivisioni, perché non ci sono regole fisse, quindi non bisogna pensare se questa struttura sia giusta e vera cercando conferme ai nostri credo, ma usarla come strumento, come una chiave che ci dia la possibilità di aprire nuove porte e magari di chiuderne altre.
“C’è potere nel cerchio, gli uccelli lo sanno e per questo volano in cerchio. Anche il coyote lo sa ed è per questo che vive in buche circolari del terreno. Noi crediam nell’eterno ricorrere edè ciò che ci insegna il cerchio. Fra le popolazioni indiane, il primo insegnamento che viene impartito al bambino è quello dei quattro grandi poteri della Ruota di Medicina. Perché il bambino diventi un essere completo che vive in armonia con gli altri esseri, gli devono essere perfettamente familiari le qualità delle quattro direzioni. Con il cuore e con la mente deve ricordare di toccare continuamente queste qualità e, toccandole, farle sue in tutti i giorni della sua vita”. (Alce Nero)
È il luogo dove siedono le emozioni, il luogo della fiducia e dell’innocenza, il luogo dove si manifesta la vita fisica. È il luogo del bambino, del nostro bambino interiore che ancora ci dà curiosità e meraviglia per il mondo. È il luogo della paura, delle paure e ferite legate all’infanzia che condizionano a volte per sempre la nostra esistenza. Il mezzogiorno e l’estate li colleghiamo al Sud, ma anche il periodo che va dalla nascita ai nostri 20-25 anni. È il periodo della crescita. La forza elementale del Sud è l’acqua, quindi è legato al movimento e all’azione, perché l’acqua ferma marcisce. Così dovrebbero essere le nostre emozioni, fluenti come l’acqua limpida di un fiume e mai trattenute, poiché potrebbero fissarsi in qualche parte del nostro corpo e creare disarmonie. L’energia del Sud è il dare, quel dare senza aspettative di ricompensa o quant’altro. È il luogo delle maschere, quelle che indossiamo a seconda delle circostanze, ma anche di quelle che gli altri ci affibbiano perché vogliono che siamo in un certo modo. A Sud collochiamo anche il regno vegetale, poiché esprime in toto questa energia. Pensiamo a quanto sai insita nelle piante la caratteristica del don, ossigeno, medicine, alimenti, fibre, calore… senza la generosità del regno vegetale noi non potremmo sopravvivere. Molti sono anche gli animali totemici collegabili al Sud, ma il principale rappresentate di questa categoria è il topo: molto sensibile all’ambiente che lo circonda, capace di percepire le cose tramite le sensazioni.
Il Sud ci deve insegnare ad avere fiducia nelle nostre emozioni, quelle del presente, vicine, e a rispettare il nostro bambino interiore, quello che non perderà mai l’innocenza. Al Sud associamo il cuore, il sangue e la circolazione sanguigna.
È il luogo dove risiede il corpo fisico e la sua forza elementale è la terra, è il luogo dell’intuizione e dell’introspezione, della morte e della rinascita. La morte non era esorcizzata come oggi in occidente, ma era considerata una compagna, un’entità consigliera delle proprie azioni. Ogni rito di passaggio e ogni cambiamento indotto o volontario nella vita erano considerati una morta e rinascita.
L’introspezione è la capacità di guardarsi dentro, di trarre lezioni dalle azioni del passato, è la capacità di sondare il cuore per esaminare quali sono le vere intenzioni. L’intuizione è quel lampo di consapevolezza percepito con tutto il corpo intero, quel lampo che oggi non siamo più abituati ad ascoltare, quel lampo che in alcuni momenti si palesa come serena chiarezza.
A Ovest collochiamo il regno minerale, che è rappresentato da Madre Terra. La terra ci sostiene, ci protegge, ci nutre, ci trasforma, ci copre, ci dà vita. Lei era ben prima degli uomini, degli animali, delle piante; è la memoria di tutto ciò che è stato. I nativi americani credevano che le rocce fossero le ossa della terra, le pietre preziose gli organi di senso e i cristalli di quarzo le cellule cerebrali.
L’Ovest incarna l’energia femminile e la sua ricettività. Il grembo della donna è il sito in cui e da cui tutte le idee e tutti i bambini vengono partoriti. Si pensava che l’universo fosse composto da due tipi di energia: una femminile, molto pesante, scura, preponderante in quantità, quella che alcuni scienziati chiamano energia elettronucleare debole; una maschile, leggera, luminosa, molto meno disponibile, chiamata energia elettronucleare forte. L’umanità in questi secoli si è indirizzata prevalentemente verso l’utilizzo della seconda.
Il colore dell’Ovest è il nero, il vuoto che ospita tutte le cose. L’animale totem è l’orso, che ci insegna a ritirarci nella nostra caverna e a spegnere quel chiacchiericcio interiore che può aver confuso i nostri veri obiettivi. Ci insegna a cercare le risposte nel nostro sentire, a lasciare ciò che non ci serve più e, nel silenzio, a trovare la forza per superare le nostre debolezze con la consapevolezza che l’una e le altre sono necessarie alla nostra evoluzione.
L’energia dell’Ovest è il trattenere. All’Ovest associamo l’Autunno, il momento del raccolto e anche della separazione dei semi, quelli che ci appartengono da quelli che non ci appartengono, e fra quelli che ci appartengono, scegliere quelli che vogliamo far germogliare e quelli che vogliamo abbandonare. Nella vita degli esseri umani è il momento della maturità; nel corso della giornata è il momento del crepuscolo.
All’Ovest associamo ossa, scheletro e giunture.
È il luogo dove siede la mente, casa della conoscenza, della strategia e della saggezza. La sua forza elementale è l’aria. La mente non è né fisica né materiale e la sua funzione è quella di dirigere la nostra vita. Non ha limiti, può spostarsi ovunque e non è misurabile, può essere esperita come coscienza e si sposta con essa. Ha un’attinenza diretta con la saggezza. Che per i nativi era la conoscenza derivata dall’esperienza applicata con amore. Il colore del Nord è il bianco, il momento della giornata è la notte, come stagione è associata all’inverno e come passaggio nella nostra vita corrisponde alla vecchiaia. I venti invernali sono portatori di purificazione, riposo e rigenerazione. I rigori invernali ci inducono a restare più a lungo in casa e a volgere l’attenzione più alle cose interiori che a quelle esteriori, a pianificare strategie in vista del periodo di rapida crescita che seguirà. La qualità della vita moderna, spostando l’uomo dalla terra, lo ha allontanato dai ritmi naturali; oggi si mangia, si dorme e si lavora alla stessa stregua in tutte le stagioni, perdendo il lusso di godere di queste capacità rigenerative che la natura ci offre. Se chiarezza, conoscenza, saggezza e raziocinio sono poteri del Nord, questi devono però essere accompagnati e completati dal nostro bambino interiore, che sta a Sud, pena la possibilità di diventare prigionieri di schemi mentali, comportamenti ripetitivi, repressione delle proprie emozioni, creando rigidità che si possono fissare sia a livello fisico che spirituale. A Nord collochiamo il regno animale, poiché egli è maestro di strategia e saggezza nell’arte della sopravvivenza; dall’osservazione dei suoi comportamenti abbiamo appreso quali erbe raccogliere per curarci, la capacità di adattarci all’ambiente, di sentire i pericoli, di prepararci ai cambiamenti climatici. L’animale totem del nord è il lupo, che ha un grande senso e una grande cura del branco, pur possedendo una spiccata personalità individualista. Il lupo ha saputo adattarsi agli ambienti più diversi ed è un potente stratega nelle operazioni di caccia. L’energia del Nord è il ricevere. A Nord collochiamo il sistema nervoso autonomo e la respirazione.
È il luogo dove siede lo spirito, è la direzione da cui nonno sole ci accoglie tutte le mattine, è il luogo dell’illuminazione, della rivelazione, del potere in senso lato. La primavera con i suoi venti di rinnovamento la collochiamo a Est, così come l’alba della nostra giornata. È il luogo della chiarezza, della creazione e del concepimento, la sua forza elementale è il fuoco simboleggiato dal sole. Il potere della parola si esplica a est, ma è il luogo del potere in tutte le sue forme, quindi l’autorità e il dominio su di sé e sugli altri sono disarmonie che collochiamo a Est. Il colore è il giallo e l’energia quella del determinare. All’Est associamo il regno umano. C’è una sostanziale differenza tra il regno umano e gli altri regni: il dono del libero arbitrio, con cui gli uomini possono determinare il proprio futuro. Siamo gli unici esseri del mondo materiale che possono scegliere al di là di qualsiasi ordine biologico, anche di distruggere. L’Est è il luogo dell’energia maschile intesa come forza di esplorare nuove possibilità, di ricavare nuove idee e di proteggere. L’animale totem è l’aquila, poiché è l’essere che vola più vicino al grande Spirito e perché la sua vista, oltre a essere particolarmente acuta, possiede una visione d’insieme come nessun altro ha. A Est collochiamo il sistema riproduttivo e gli organi genitali.
Così come Nord e Sud si sostengono, in modo parallelo succede tra Est e Ovest: l’eccessivo attaccamento ai beni materiali o la valorizzazione esclusiva dei cocnetti spirituali possono essere considerate una disarmonia di queste direzioni. Il concetto di centratura, la capacità cioè di collegarci con le lezioni del topo, dell’orso, del lupo e dell’aquila, e da lì attingere ai nostri talenti, ci permette di collegarci alle risposte custodite nella nostra conoscenza interiore. Percorreremo molte volte questo ciclo nella nostra vita e ad ogni chiusura e riapertura aggiungeremo un gradino alla nostra crescita.
“Non è forse il Sud la fonte della vita? Non è dal Sud che, in realtà, arriva il bastone fiorito? E l’uomo, non avanza forse verso il tramonto del solo della sua vita, nella direzione dell’Ovest? Poi non accade forse che si avvicini al freddo Nord, dove sono i capelli bianchi? E se vive ancora, non arriva forse alla fonte della luce e della conoscenza, che è l’Est? E quindi, da lì, non ritorna forse dove iniziò il cammino, per giungerà a una seconda infanzia, nella quale renderà la sua vita alla totalità della vita e la sua carne alla terra dalla quale è venuto? Più penserai a tutto ciò e più vi troverai un significato”. (Alce Nero)
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