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Ci sono luoghi magici, in cui sembra che il tempo si fermi per darci il tempo di riconnetterci alla vita. Luoghi in cui l'uomo ritrova il suo lato animale, inteso in senso profondo e positivo, quello che sa riconoscere a istinto ciò che gli fa bene e ciò che gli fa male, quello che vede nella natura una compagna di cammino, da rispettare e a cui chiedere umilmente aiuto.
Questi sono luoghi in cui si ha l'impressione che in fondo tutto andrà bene, che al di là delle nuvole il futuro sarà a colori, e che ci sarà sempre un gran sole a sorprenderci, nonostante tutto. Questi posti sono rari, ma se si ha la fortuna di averne uno vicino non bisogna perdere l'occasione di andarlo a visitare e di viverlo in tutta la sua abbondanza.
Il monte su cui sorge Remedia è senza dubbio uno di questi. Meravigliosamente esposto sull'Appenino Romagnolo, questo luogo è oggi il sodalizio perfetto tra ciò che di meglio uomo e natura hanno da offrire l'uno all'altra, in uno scambio di continua e reciproca gratitudine.
Per restituirvi uno scorcio realistico di questo luogo abbiamo intervistato tre generazioni diverse della famiglia Satanassi, da decenni custode di questo Paradiso. Sguardi diversi ma la direzione è la stessa. Una cosa è certa: qui si impara la bellezza.
Intervista a Efrem Satanassi
Efrem Satanassi, padre di Lucilla e Salvatore, due dei cinque attuali soci Remedia
Come e quando hai scelto questo luogo?
Ero sposato da qualche anno, quando passai casualmente da questo luogo dove non ero mai stato, pur abitando a soli 9 km di distanza. Mi piacquero tantissimo il panorama e l'esposizione, questa sua immersione nella luce. Il sole la faceva da padrone dal mattino alla sera. Arrivai a casa ed esternai con grande enfasi le mie impressioni a mia moglie.
Dopo qualche tempo venni a sapere che questo podere era in vendita e mi presentai al venditore molto imbarazzato, perché a fronte di questa mia tendenza infantile che faceva di tutto per realizzarsi in età matura, non avevo i mezzi per poter soddisfare la mia ambizione, che doveva essere tenuta nascosta, come un amore proibito. Ne parlai con mia moglie, che mi incoraggiò, quindi, senza una lira in tasca, affrontai il venditore e gli chiesi il prezzo di questo podere abbandonato. Lui mi disse che era già in trattativa, io gli offrii 300.000 lire in più dell'offerta che aveva ricevuto e in due minuti la cosa fu fatta: divenni moralmente, se non proprio legalmente, proprietario non di una cosa, ma di un intero universo che avevo sognato fin da bambino.
Realizzai a 33 anni un sogno infantile portato avanti con grande determinazione contro il giudizio severo, austero, opposto di mio padre, che mi avrebbe voluto vedere in piazza a Sarsina con la cravatta, salutato e riverito dai miei compaesani col titolo di maestro.
A cosa hai rinunciato per questa scelta? Quali son state le difficoltà?
La difficoltà più grande è stata la discrepanza tra il desiderio di costruirmi una vita qui e la mancanza di mezzi. Allora le banche non ti davano facilmente i soldi. Non esistevano ancora i mutui. Affrontai questa trattativa con la paura di chi non sa se troverà i soldi. Il venditore mi venne incontro chiedendomi di procurarmi solo un terzo della cifra nell'immediato. Questo mi permise di realizzare il mio sogno.
Non saprei dire a cosa ho rinunciato per questa scelta, perché la conquista era talmente alta che non riuscivo a guardare indietro, perché ciò che avevo innanzi, il presente, mi riempiva talmente la vita da non vedere neppure ciò che lasciavo.
Cosa ti sei immaginato quando sei arrivato? Quali erano i sogni, le aspettative?
Per me questo era il sogno di un'esigenza profonda, che sentivo da sempre, di costruirmi una vita alternativa dominata dalle fruizioni e non dai consumi. Era finalmente l'incontro con una povertà aurea ma dignitosa, non con la miseria. Un progetto lontano dal desiderio di arricchimento sul piano materiale. Ma il mio non era solo il sogno di una vita a contatto con la concretezza della zolla.
Avevo dei figli e volevo condividere con loro un mondo fatto di piante, animali, erbe. Volevo che questo ambiente creasse un asse di equilibrio nella loro educazione. Insieme a un desiderio esistenziale legato al mio amore viscerale per la natura e la campagna, c'era anche un chiarissimo intento educativo.
Che aspetto aveva questo luogo quando lo hai trovato?
Questo era un podere abbandonato, ridonato alla sua nudità, alla sua solitudine inoperosa, semplice, povera. Aleggiava però in questa superficie un universo che era pieno di vita, che non era vita dell'uomo, ma vita delle piante, degli animali, delle stagioni, che cambiavano i loro motivi e i loro colori.
Ora non posso dire che sia più brutto. Le opere dell'uomo non sono sempre maligne. Qui, per opera di chi è venuto dopo di me, il paradiso è stato quasi riconquistato, con l'apporto della creatività, del senso plastico e positivo del lavoro dell'uomo, del suo bisogno di introdurre novità nell'ambiente e nella propria vita. Io oggi vedo una sintesi di natura e di cultura che non hanno nessun punto di conflitto.
Qual è il ricordo che porterai sempre nel cuore degli inizi?
Porterò sempre nel cuore la prima sera in cui arrivammo, quel primo tuffo in una novità che era stata sognata anche dai miei bambini. Vi lascio immaginare l'espressione stupita di quei grandi occhi azzurri di Lucilla e David bambini. Lucilla era già in nuce una ricercatrice delle erbe. David era già in pectore un amante e conoscitore degli animali, poi futuro veterinario. Il resto non è passato, è presente.
Intervista a Lucilla Satanassi, figlia di Efrem e compagna di Hubert Bosch, cofondatore con lei dell'azienda agricola Remedia
Lucilla e Hubert, fondatori di Remedia
Cosa ti ha portato a scegliere di rimanere in questo luogo?
Ho scelto di rimanere essendo nata a cresciuta qui. Da ragazza ho un po’ esplorato l’altrove, altri luoghi possibili per il mio telos, il mio scopo di vita, sempre molto chiaro, ma poi, aiutata anche da chi mi ama, ho scelto di mettere qui tutti i semi della mia vita. Ora comprendo alcuni motivi di questa scelta. Qui ho passato una infanzia bellissima. È il tesoro che mi accompagna ovunque, l’ancora della mia nave, il rosso del mio sangue.
Il secondo motivo che sto comprendendo strada facendo è legato a mia madre. Lei ha aperto con il suo delicato amore per la Natura e per la vita delle piccole cose uno sguardo nuovo su questo podere. Lei camminava ogni giorno lungo queste stradine, si connetteva alla bellezza acerba di questo greppo, e nonostante i suoi cinque figli, il lavoro di maestra elementare, la casa, l’orto, il suo vulcanico marito che accompagnava in ogni battaglia e avventura, lei, Carla, camminava per nutrirsi di ogni stagione, di ogni creatura che incontrava, e sorrideva. I suoi occhi si aprivano alla meraviglia, semplicemente. Mia mamma ha iniziato a benedire cosi questo posto e io ho un po’ voluto che dal suo sguardo, dalla sua delicatezza e forza, nascesse tutto quello che Remedia è oggi.
Ricordo che durante le sue passeggiate a piedi per raggiungere la scuolina dove insegnava, sgranocchiava sempre delle mele. Lungo il percorso che lei faceva sono cresciuti tanti alberi di melo. Questo luogo ha aperto la porta alla bellezza e io ho scelto di continuare a disvelarla.
A cosa rinunci e cosa guadagni da questa scelta?
Qui ho guadagnato la mia vita, nel senso che ho potuto praticare ogni slancio del mio cuore, tanti intenti e volontà di un sogno condiviso. Ho imparato tantissimo e non sento di aver rinunciato a nulla. Ho ricevuto in consegna questo luogo dalla mia famiglia di origine, il mio compagno vi ha innestato il suo impulso nordico, ho collaborato con i miei fratelli alla crescita di Remedia, qui ho allevato e cresciuto i miei adorati figli, che ora sono qui pronti a prendere in mano il timone, ho favorito la crescita di un variopinto gruppo di lavoro, insediato un'azienda agricola, molteplici luoghi di preparazione, di vendita e di divulgazione come un'associazione culturale, una casa editrice, una società di consulenze e creazione di strumenti per il benessere. Tutto sudato, conquistato, distillato in un processo di consapevolezza molto interessante, ma, soprattutto, autentico.
Tutto questo, e molto altro, ha reso questo luogo un luogo vero, che può aprirsi per essere un esempio che sa trasmettere valori, storia, coraggio, ma soprattutto fiducia.
Come hai contribuito a migliorare questo luogo?
La risposta è semplice e lapidaria: dandomi a questa avventura, donandomi per tutto ciò che sono. Le azioni sono una conseguenza.
Cosa offre questo luogo e come può rendere speciale il presente e migliorare il futuro?
Il presente mi sembra molto speciale, ma soprattutto per il fatto che non è statico, perché questo luogo desidera portare alla luce ancora tanta bellezza, perché vuole migliorarsi nell’accedere sempre più chiaramente alle sue caratteristiche e alla sua vocazione. Apriremo sempre meglio tutte le sue porte di accesso affinché possa ispirare e raccontarsi, possa generare collaborazione e scambio.
Qual è il tuo angolino speciale?
Ogni angolo è nel mio cuore e ormai non trovo più differenza fra il mio corpo e il corpo di questa terra. Per indole io prediligo però gli angoli che ancora non si sono potuti esprimere, gli ultimi, quelli miseri, che pare siano scarti del territorio. È lì che vado a sognare, è li che metto la mia cura e i miei desideri.
Ora per esempio sto portando le mie cure a un greppo asciutto. Diventerà il luogo della vecchiaia mio e di Hubert, quello che ci darà ogni nutrimento. Abbiamo iniziato con un nuovo orto, un pollaio, alberi e arbusti, terrazzamenti e muretti a secco, una bella vista, il sole, frutti di ogni tipo e un uomo e una donna che provano ad amarsi per tutta una vita, una vita bellissima.
Intervista a Shanti Bosch, figlia di Lucilla e Hubert
Bagno nel tinello: Shanti e Shankara Bosch, da bambini, nel giardino di Remedia
Perché sei rimasta qui?
Sono rimasta qui perché credo che ci sia tanto di bello in questa terra, sicuramente c'è molto da migliorare ma è così in ogni luogo. Non ho mai pensato che scappare e andare all'estero potesse risolvere ogni difficoltà, e per questo sono rimasta. So che posso dare un contributo per rendere migliore questo posto, che amo così tanto.
Non mi definisco una persona estremamente attaccata o radicata a un luogo, mi affeziono e mi radico in un posto nel momento in cui quel luogo fa parte di un progetto di vita. I miei sogni, per il momento, non comprendono il creare qualcosa lontano dal mio territorio, anzi credo che già riuscire a migliorare e creare qualcosa qui sia davvero una cosa grande.
Rimanere spesso è vista come una decisione di comodità, e in questo caso, avendo un'azienda familiare, può essere vista ancora di più così. Io credo invece che in realtà rimanere sia spesso la scelta più coraggiosa.
Non hai mai immaginato la tua vita altrove come molti altri giovani d'oggi?
Beh certo immaginata mi sono sempre immaginata e mi immagino tutt'ora tante cose, ma poi quando scendo nel concreto sento che c'è già tanto di bello da fare qui, perciò non sento il desiderio di andare via. Il bello dell'immaginazione è proprio che puoi idealizzare, e puoi vedere la tua vita da un altra parte senza tutti i "difetti" che ha la tua vita attuale. Ma poi, sarebbe davvero così? Non saprei. Io adoro i cambiamenti e credo che siano necessari, ma sono convintissima che il cambiamento, per essere tale, debba partire da noi.
Per questo non credo ci sia un giusto e sbagliato assoluto nel restare o nell'andare via. Tutto dipende da come hai preso la tua decisione, se è per poter costruire un percorso di vita oppure se è per scappare dalla tua vita. Un grande vantaggio che abbiamo noi giovani, che hanno sperimentato solo in parte i miei genitori e non hanno avuto i miei nonni, è quello di un mondo globalizzato, un mondo che ci permette di essere in un luogo fisicamente ma di poter essere in modo virtuale altrove. Per non parlare del poter essere in pochissimo tempo dall'altra parte del mondo.
Quindi sì, la mia vita è qui in Romagna, ma in fondo mi sento una cittadina del mondo.
I tuoi sogni sono qui?
I miei sogni per il momento sono qui, dico per il momento perché non bisogna mai porre limiti ai sogni. Adoro questa terra e le persone che la abitano, ma mi incuriosirebbe conoscere altre culture e luoghi. Diciamo che ad oggi i miei sogni concreti sono qui.
Quali sono questi sogni concreti?
Sono da poco entrata nell'azienda familiare e porto in contemporanea avanti un mio brand, Beijaflor, che unisce la mission dell'azienda alla mia passione per la moda. I miei sogni li definirei piccoli, nel senso che non ho mai sognato di diventare la prima stilista d'Italia, di ingrandire l'azienda o diventare l'azienda più conosciuta al mondo. Il mio sogno è di poter lavorare ogni giorno con gioia, entusiasmo e passione, di creare un bel gruppo di lavoro che possa essere entusiasta ogni giorno di quel che riesce a creare. Il mio sogno è quello di sentirmi appagata da quello che faccio.
Spero in un'evoluzione dell'azienda, che sia però una crescita sana e a misura d'uomo. Insieme agli altri soci, sogno un'azienda fatta di persone che lavorano in equilibrio tra di loro e con la natura, un'azienda che possa essere un piccolo paradiso terrestre, un esempio per tutti gli altri, un luogo dove le persone possano venire a rigenerarsi anche solo respirandone l'aria o portandosi a casa i nostri prodotti, scrigno di Natura e benessere, sogno di poter girare il mondo per condividere il nostro intento.
È un sogno ambizioso che è stato seminato 27 anni fa in questo terreno che era arido, e il nostro compito è quello di continuare a seminare bellezza per lasciare qualcosa a chi verrà.
Come riesci a far combaciare la vita frenetica, teconologica, virtuale di oggi, con questa luogo che sembra essersi fermato?
Per me è stato sempre un gioco far combaciare parti opposte, mi piace proprio capire qual è il punto in cui ci può essere equilibrio. Per questo non mi piace escludere una cosa a prescindere, etichettandola come sbagliata. Lo sbagliato sta nel troppo. Il giusto sta nel far combaciare le due cose. Il nostro equilibrio in questo luogo è quello di mantenere i ritmi della natura, ma allo stesso tempo utilizzare i ritmi frenetici per arrivare alle persone più velocemente e facilmente, e ricordare che siamo fatti anche di ascolto, meditazione e quiete.
È bellissimo come le connessioni della tecnologia possano farci sentire vicini anche a una persona che in realtà sta dall'altra parte del mondo, e di come possiamo raccontargli con foto e video quello che stiamo vivendo. Se ci pensate è davvero uno strumento potentissimo e affascinante; ma allo stesso modo dobbiamo continuare a coltivare la nostra intuizione e la connessione spirituale con quello che ci circonda, farci guidare dall'istinto e dalla pancia, sentire non solo con gli occhi e con le orecchie, ma anche con i visceri. L'equilibrio sta proprio tra la mente e le viscere, ed è qui che troviamo il cuore.
Agendo di cuore troviamo l'equilibrio.
Cosa fai per realizzare i tuoi sogni e quelli di questa terra?
Per anni i miei genitori si sono impegnati nel rendere questo luogo un giardino, partendo dal terreno, rendendolo ricco e fertile. Oggi iniziamo a vedere i frutti di tutta questa attenzione e amore, ed è arrivato il momento di mostrarsi al mondo. Per questo da qualche anno organizziamo eventi in azienda, tra i nostri alberi, boschi, campi, foglie e fiori. Per poter dare la possibilità alle persone di toccare con mano quello che la natura può riservarci, se rispettata e coccolata. Insegniamo alle persone come poter ricreare armonia con la natura a casa propria, lasciando loro in eredità tutto quello che abbiamo imparato in questi anni.
Continuiamo a coltivare e a trasformare le piante quasi interamente a mano, rispettando i tempi balsamici della pianta, per preservarne la maggiore energia possibile. Stiamo lavorando per poter avere sempre più prodotti a km 0, creando impianti di frutti oleosi dai quali poter ottenere oli da utilizzare in tutti i nostri preparati. Abbiamo avviato un progetto di Foodforest dove in un futuro le persone potranno in autonomia fare la spesa raccogliendo i frutti dagli alberi.
Abbiamo in cantiere anche un grosso progetto di una nuova struttura per l'azienda, sarà una struttura in bioedilizia, che avrà la funzione di poter ospitare più persone per poter ampliare le nostre attività sul territorio. Stiamo lavorando anche per sensibilizzare e far conoscere la nostra realtà sempre di più sul territorio.
Stanno nascendo anche collaborazioni con altri imprenditori della zona, per valorizzare al meglio questo territorio. Potrete così soggiornare in centri termali e ricevere il trattamento di uno Spirito degli Alberi, oppure potrete gustare le nostre essenze nelle saune o riscoprire vecchi mestieri e arti nei mercatini di Natale.
Il nostro intento di sensibilizzazione sul territorio parte anche dai più giovani, infatti da quest'anno collaboriamo anche con l'istituto agrario cesenate, con l'intento di insegnare ai giovani studenti come poter fare agricoltura biologica e bioenergetica, e sensibilizzarli sempre di più verso un modo più sostenibile di fare agricoltura.
Crediamo in un mondo diverso, che sovverta le regole dell'economia, e proprio quest'anno abbiamo per la prima volta aderito al progetto dell'economia del bene comune, facendo il primo grande passo, il bilancio del bene comune, lo strumento atto a misurare in profondità quanto un'azienda lavora per il bene di tutti, natura compresa.
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