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Per la scienza è l’herpes zoster ma nella tradizione popolare è noto come “fuoco di Sant’Antonio”.
Questo perché il famoso eremita era solito ingaggiare battaglie a fuoco e fiamme contro il demonio, che si manifestava sotto forma di serpente, e la parola herpes deriva dal sostantivo herpetón, che in greco antico indica appunto questo animale.
Zoster significa “cintura”, perché questo “incendio” compare principalmente nella zona dell’addome.
Microbiologicamente parlando è un’infezione di tipo virale causata dalla riattivazione del virus della varicella infantile (varicella zoster) dal suo stato di latenza a livello dei gangli nervosi dorsali, delle terminazioni nervose, e quindi, poi, della cute.
Sembra che la sua comparsa tenda ad aumentare con l’età delle persone, con un’incidenza tre volte superiore negli over 60.
Seppur si tratti di un’infezione che non è tendenzialmente pericolosa per la salute, se non quando colpisce l’occhio e non viene trattata tempestivamente, è un segnale molto forte del corpo per richiamare definitivamente la nostra attenzione su una situazione che non è più gestibile e che va assolutamente cambiata. Generalmente compare dopo che il corpo ha già mandato molti altri “piccoli” segnali, e ora basta, serve un bello scossone, o meglio un incendio!
La medicina cinese, così come altre tradizioni mediche antiche, guarda l’uomo e le sue manifestazioni al pari delle manifestazioni che avvengono in natura. Quindi, se foste uomini e donne d’altri tempi, cosa direste dinanzi a uno sfogo cutaneo rosso e urente?
“Al fuoco!”
Esattamente. Il fuoco di sant’Antonio è una manifestazione di intenso calore dentro al nostro corpo che cerca una via di sfogo.
Si tratta di un fenomeno intensamente yang, come il fuoco, che brucia e altera intimamente la struttura della materia, che ha carattere yin.
L’aspetto enfatizzato in biomedicina, legato al virus, non viene preso in considerazione nelle tradizioni antiche che non conoscevano i virus ma, nonostante ciò, sia la diagnosi che le terapie avevano un’elevata efficacia!
La presenza di agglomerati di vescicole punteggianti le aree eritematose e il dolore urente ci parlano inoltre della presenza di umidità che “cattura” questo fuoco causando poi “l’esplosione”.
L’umidità infatti è una sostanza collosa e pesante che imbriglia il calore, che a sua volta le conferisce una spinta espulsiva nella direzione naturale del fuoco, ossia verso l’esterno, sulla pelle.
Nella relazione organi e visceri, gli organi, zone di concentrazione di energie e sostanze preziose per l’organismo in toto, tendono a preservarsi dai fattori patogeni scaricando l’eccesso sul viscere collegato.
Ad esempio: nella medicina cinese l’organo fegato è associato al viscere vescicola biliare; dunque, il fegato, se sviluppa calore (spesso causato da ristagno), tende a scaricarlo nel sistema della vescicola biliare, che a sua volta tende a metabolizzarlo e a eliminarlo per varie vie: feci, urine o zone laterali del capo, o, se diventa ingestibile, verso la pelle, nelle zone di sua competenza.
Vedremo in seguito i possibili quadri identificati dalla MTC (medicina tradizionale cinese).
Generalmente esordisce con un nevralgia dolorosa progressiva, con pizzicore e ipersensibilità, fino al dolore intenso, nella zona del corpo colpita, dove, dopo qualche giorno, compare un’eruzione cutanea evidenziata anche dal forte rossore e costituita principalmente da vescicole che tendono a formare una crosta nel giro di una settimana e a sparire del tutto in 15-20 giorni.
Il dolore è molto intenso, soprattutto nelle fasi iniziali, e urente (sintomo indicatore di calore-fuoco), sia di giorno, ma ancora di più di notte, quando il ristagno di sangue e qi è più accentuato.
Il dolore in Medicina Cinese infatti è sempre frutto di un’ostruzione del libero fluire del qi e del sangue nei canali energetici.
Oltre a questi sintomi, in alcuni casi si presentano astenia, febbre, bruciore di stomaco e mal di testa.
Le manifestazioni al viso, caratterizzate da iperestesia e dolore urente, possono coinvolgere qualsiasi branca del 5° nervo cranico, in particolare quella oftalmica, con rischi invalidanti per le funzioni visive, a causa di una possibile cheratite ulcerativa.
La comparsa di eruzione cutanea sul naso e sulla fronte, sotto forma di vescicole, e nell’occhio, con macchie rosse evidenti, accompagnata da dolore intenso, astenia e malessere generale sono i sintomi più comuni dell’Herpes Zoster oftalmico. È più raro che alcune persone invece abbiano fastidi che coinvolgono solo l’occhio.
Le persone colpite da Herpes Zoster oftalmico avvertono il dolore ancor prima dell’eruzione cutanea, proprio come avviene in quello che si sviluppa sul corpo.
Un soggetto che ha avuto la varicella può sviluppare l’infezione dell’Herpes Zoster, mentre un soggetto che non ha avuto la varicella è improbabile che lo sviluppi.
A provocare la riattivazione del virus possono essere più frequentemente situazioni di immunodeficienza e di età avanzata.
Il “contagio” del fuoco di sant’Antonio, a differenza del virus della Varicella, è abbastanza improbabile, perché può essere trasmesso da persona a persona solo attraverso un contatto diretto con le lesioni cutanee, quindi è possibile contagiare soltanto quando c’è l’eruzione cutanea in corso, non prima che essa compaia, né dopo che le vescicole si sono trasformate in croste.
La persona contagiata in questo caso sviluppa la varicella, non l’Herpes Zoster.
Una volta contratta la varicella, il corpo sviluppa anticorpi specifici che lo difendono dal virus, pur senza riuscire a sconfiggerlo del tutto.
Il virus varicella Zoster infatti, restando latente nell’organismo, è in grado di riattivare la propria carica virale quando le difese immunitarie si abbassano in maniera repentina.
Le cause del calo di difese immunitarie possono essere diverse:
È ormai risaputo che eventi traumatici, periodi particolarmente stressanti e depressione vengono somatizzati e influiscono negativamente sulla salute, inibendo il funzionamento del sistema immunitario, già messo alla prova dal consumo spesso inappropriato di medicinali.
Se ritorniamo alla nostra cara Medicina Tradizionale Cinese, a seconda della zona in cui questo fuoco si manifesta, avremo diversi quadri clinici.
Questo “andare a fuoco” può rappresentare, in campo psicosomatico l’effetto di un prolungato abuso della pazienza o l’uso eccessivo di freni per reprimere emozioni come rabbia, paura o frustrazione. Può essere utile tenere a mente l’analogia del serpente di cui abbiamo accennato in apertura di articolo, che risuona tanto con il carattere del sintomo stesso di questo disturbo, che ricalca l'avanzare sotterraneo, silenzioso, insidioso, strisciante, sotto pelle, ma nascosto, occhio non vede cuore non duole, in merito ad alcuni processi che hanno questa stessa natura, bruciante ma occultata, qualcosa di viscerale e profondo che si fa strada e affiora sulla pelle, qualcosa o qualcuno che vorremmo reprimere ma che prima o poi rivela la sua natura, scatenando in noi e attraverso noi piccoli o grandi fuochi.
Tenuta anche conto la diagnosi spesso difficile di questo sintomo, che non è sempre facile da diagnosticare, e per mesi a volte insidia la persona senza farsi capire/vedere, lo zoster ha davvero il carattere strisciante, silenzioso e mimetico del serpente.
Quando compare potrebbe indicare che nella vita dell’individuo si è riattivato un conflitto emotivo antico già combattuto precedentemente attraverso la varicella, conflitto che viene in superficie in modo aggressivo.
Può trattarsi di un’umiliazione subita e non vendicata, di un lutto non accettato, ecc.
Il sintomo può assumere diversi significati simbolici a seconda delle differenti parti del corpo che colpisce. Se è localizzato nel viso, ad esempio, potrebbe simbolizzare conflitti legati all’aspetto e all’identità della persona.
L’aspetto psicologico comune a chi soffre di Herpes Zoster sembra la difficoltà a lasciare andare le preoccupazioni, le tristezze profonde e l’agire sempre nello stesso modo rigido e cronico.
Se ne abbiamo già sofferto, temiamo la sua comparsa e abbiamo chiaro quanto letto finora, avremo altrettanto chiara la via principale per la prevenzione, ovvero mantenere alte le nostre difese immunitarie.
Questo ovviamente è il risultato di una serie di aspetti fondamentali per la nostra salute:
Se il fuoco di sant’Antonio è già in atto ecco come possiamo comportarci per gestire al meglio questa infiammazione:
La nevralgia post erpetica è la più comune complicanza dell’Herpes Zoster.
Si tratta di un dolore persistente o di ipersensibilità al tocco nel punto in cui c’è stata l’eruzione cutanea; esso può durare mesi, anni o decenni.
La nevralgia post erpetica colpisce le fibre nervose della pelle e si manifesta più frequentemente nelle persone anziane.
In questo caso il gemmoderivato di Acer campestris, le cui gemme fresche sono raccolte in primavera e trasformate in macerato glicerico, è un poderoso aiuto per i nostri vasi arteriosi, per il sistema nervoso centrale e periferico e per le nostre vie biliari.
Inoltre favorisce l’eliminazione delle sostanze tossiche dall’organismo. Da assumere per almeno 2 mesi mattino e sera.
Herpes oftalmico: questo tipo di Herpes va trattato con molta attenzione per evitare di avere complicanze importanti all’occhio, dalle infezioni batteriche (come cheratite, congiuntivite) alle infiammazioni (come uveite, retinite, blefarite, episclerite, ecc.), dal coinvolgimento dei nervi (ptosi palpebrale) fino alla possibile perdita della vista.
Anche quì ci torna in aiuto il gemmoderivato di Acer campestris abbinato a Rosa canina giovani getti e Prunus spinosa; possiamo inoltre effettuare frequenti lavaggi con acqua aromatica di Rosa, che ha la fantastica capacità di “togliere il fuoco”, sfiammare e lenire i nostri occhi.
I lavaggi oculari con questa preziosa acqua sono consigliati anche in Ayurveda come pratica quotidiana di pulizia degli occhi per eliminare tutte le impurità.
È molto raro che il Fuoco di Sant’Antonio possa manifestarsi in gravidanza, a meno che la mamma non abbia una condizione immunitaria già compromessa; se così fosse, la trasmissione del virus al bambino può accadere solo se la mamma ha sviluppato l’Herpes nell’area vicino al canale del parto (situazione rarissima), e dovesse partorire in modo naturale. Il neonato però contrarrebbe la varicella e non l’Herpes Zoster.
Anche in questo caso la mamma può assumere le miscele di gemmoderivati citati prima (Acer campestris, Juglans regia, Rosa canina giovani getti, Ulmus campestris, Quercus peduncolata), poiché i gemmoderivati non hanno alcun effetto collaterale, né in gravidanza né in allattamento, anzi i loro messaggi si trasmettono in modo gentile e appropriato dalla mamma al bambino attraverso il latte materno.
Da valutare con il proprio naturopata anche l'associazione con Echinabiocitrus, che ha un'azione più diretta e veloce.
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