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Ernesto Burgio, uno dei massimi esperti di Epigenetica al mondo, dice:
“Puntare sul vaccino come unica arma risolutiva è pericoloso. Perché la pandemia non è un «incidente biologico», che senza preavviso ha colpito l’umanità e che può essere affrontato con farmaci e vaccini, ma il sintomo di una malattia cronica e rapidamente progressiva, che riguarda l’intera biosfera. Un dramma epocale inutilmente annunciato e che tenderà a prolungarsi e a ripetersi se non cambieranno le condizioni ambientali e sociali che lo hanno determinato. Il principale errore di chi punta esclusivamente sulla ancora aleatoria vaccinoprofilassi di massa consiste nel dimenticare che le pandemie sono drammi socio-sanitari ed economico-finanziari di enormi dimensioni che non potremo evitare senza ridurne le vere cause: deforestazioni, bio-invasioni, cambiamenti climatici e dissesti sociali”.
Le parole di Ernesto ci portano a fare una profonda riflessione.
Si è concluso questo importante 2020, un anno che ha portato diversi nodi al pettine, per molti un anno negativo, per chi, come noi, ha una visione più olistica, un anno che porta con sé delle opportunità di cambiamento.
Ormai da molto tempo stiamo vivendo nell'emergenza, non solo per quel che riguarda il virus ma proprio come atteggiamento... tendiamo a rimandare tutto quello di profondamente necessario per rispondere alle esigenze di superficie. È importantissimo saper reagire e stare in uno stato di allerta, ma questo non può essere protratto per troppo tempo, altrimenti diventa un modo di vivere, di correre senza mai fermarsi e chiedersi davvero quello di cui si ha bisogno, senza capire il significato delle cose che ci accadono, continuando ad accusare un colpevole esterno della nostra sfortuna o dei nostri problemi.
È arrivato il momento di fermarsi e:
Per farlo vi offriamo una lettura di questa situazione storica ispirata dalla natura. In stile Remediano, abbiamo chiesto a tre piante molto importanti di regalarci in questo inizio d’anno il loro messaggio di luce, chiarezza e guarigione. Affidiamoci al loro potere delicato e gentile per uscire dal buio che questa situazione ha fatto calare sui nostri cuori e sulle nostre menti. Che il 2021 sia un anno di luce e guarigione per tutti.
Vorrei soffermarmi un attimo su questa parola: OSSERVARE. Non è semplicemente guardare. L'osservazione ti porta a metterti in contatto con quel che stai guardando, ad andare oltre all'apparenza per vedere l'anima delle cose. Osservando consideri anche il contesto, non potrai mai escludere quello che c'è intorno, anche se decidi di mettere l'oggetto in una stanza vuota, quella stanza vuota ha una sua influenza, ma, cosa ancora più importante, in questo atto è che anche senza volerlo coinvolgi tutto il tuo io, la tua anima. Osservare è un primo passo dell'esperienza, i bambini imparano attraverso l'osservazione, ma non perché sono macchine che copiano e ripetono quello che vedono, ma perché vengono coinvolti e influenzati da quello che osservano e vivono. Impariamo a essere bambini in questo atto, senza giudizio. A noi piace pensare che nell’atto di osservare la nostra anima faccia esperienza, perché si mette in contatto con il non visibile che ci circonda, per arrivare a una conoscenza vera, che non è la verità assoluta, ma la sua propria verità.
Ma come si fa ad osservare?
È semplice, mettiti seduto davanti a un sasso e osservalo... i primi pensieri saranno incentrati su come appare, il suo aspetto. Bene, allora continua... inizierai a pensare ai cavoli tuoi dimenticandoti di quello che hai davanti. Fai passare anche questo pensiero e continua... c'è chi inizierà a farsi delle domande su quel sasso, o a chiedersi “perché lo sto facendo?”. Ecco, ancora una volta, vai avanti... lascia scorrere tutto. Questa è la chiave. Arriverà un momento nel quale sentirete che tutto è in armonia, e in qualche modo la mente si placa. In quel momento hai appreso qualcosa tramite l'osservazione. Che cosa? Non devi chiedertelo... non stiamo parlando di apprendere un qualcosa di pensabile o misurabile o scientifico, ma è qualcosa di molto più sottile e potente, è il linguaggio dell'anima.
L'anima ci guida, per questo va ascoltata e alimentata.
Allenandoti prima con le piccole cose, potrai pian piano provare questo esercizio anche con intere situazioni o dinamiche.
Questo 2021 iniziamolo osservando la nostra vita.
“Siamo le Eriche, quelle che abitano in popoli le brughiere. Qua e là ci spostiamo pure su terreni torbosi, acidi e paludosi, su terreni cioè alla fine del ciclo vitale dentro i grandi cicli della nostra madre Terra. Siamo fra le ultime creature vegetali a ricoprire l’anziano suolo, poco prima che egli rinasca ancora. Riempiamo della nostra presenza le colline senza alberi, cinguettiamo una accanto all’altra i nostri canti un po’ monotoni che liberiamo dai nostri corpi carini e statici. Cespuglietti simpatici con foglie minuscole appressate al fusto, sempreverdi, sempre immobili anche sotto i venti del mare. Da lontano siamo arrivate sui tuoi davanzali, sui vasi che tieni di fuori nel tempo invernale, la Calluna o Erica che ti tiene un angolo di primavera nel cuore anche quando fuori è solo nebbia e freddo. Vogliamo cantarti vicino la nostra scoperta, il nostro messaggio, di cui a un tratto ci siamo rese consapevoli. Il dottor Bach è stato il primo di questa era a bere l’acqua del nostro risveglio, e con la nostra fioritura ha portato agli umani, a voi umani, una guarigione collettiva, sempre che lo vogliate. Ecco di cosa si tratta.
Al tempo della fioritura, sulle cime dei nostri rametti, la delicata bellezza si apre a fiori rosa e porpora composti di quattro petali come di carta, a forma di campanella. Guardiamo sempre verso terra così che ogni singolo fiore si concepisce solo, isolato, unico e concentrato solo nella contemplazione di se stesso. Bellissima e sola, ogni singola campanella sta nel suo isolamento e nell’interessamento di se stessa finché il tempo dell’amore la porta ad uscire dalla corolla. Sono gli stami ad uscire, ad andare oltre il perimetro della corolla, a mettere gli occhi oltre noi stesse e a scoprire che c’è un mondo!
Allora iniziamo a guardare, osservare, sentire, annusare, perderci in forme, canti, colori, fino ad arrivare al cielo, allo spazio infinito. Cielo di latte, spicchi di timida luna, canti notturni di stelle. E ci sentiamo vive, vivissime, nella misura in cui dimentichiamo ciò che crediamo di sapere di noi.
Amato umano, mi par strano che una piccola Erica debba ncitarti a non resistere ancora al tempo dell’amore che ti spinge fuori dal tuo logorroico egoismo. Quanta miseria nella tua solitudine e quanta meraviglia cercano di scoprire i tuoi sensi. Lo spirito che dimora in te desidera riunirsi al tutto, ritornare a “essere un’umile fibra dell’Universo” che guardando fuori vede la vastità del dentro”.
Ora sei pronto per comprendere meglio le parole di Ernesto. È importante innanzitutto puntualizzare una cosa: lui parla di pandemia e non di virus; c'è differenza. Nel mondo per fortuna è pieno di virus, altrimenti non esisteremmo, ma vi siete mai chiesti perchè allora solo alcune volte un virus si espande così tanto da diventare una pandemia? Per potersi espandere il virus ha bisogno di caratteristiche favorevoli, di un terreno fertile.
Quindi la “colpa” è del virus o del terreno?
A noi piace osservare la natura e lavorare con essa per comprendere e agire meglio. Lavoriamo tutto l'anno per arricchire e vivificare la terra, rinforzare le piante grazie a pratiche e integrazioni atte a stimolare sostanza organica e humus, trattamenti bioenergetici, microorganismi effetivi... e questo basta per la maggior parte delle nostre piante poiché lavoriamo sulla salute del terreno, sulla qualità dell’acqua e su un equilibrio armonico fra tutti gli esseri che la abitano. La vera salute delle piante parte dalla salute dell’intero organismo: azienda, territorio, vallata... poiché tutto è collegato, è una sola unica casa.
A volte abbiamo emergenze, fasi acute, che esprimono un disequilibrio globale o del territorio, come accade con l’invasione di cimici sulle piante dell’orto. In questo caso facciamo preparati partendo proprio dall’agente, la cimice per esempio, e irroriamo la pianta con il preparato isoterapico autoprodotto, così che il preparato porti l’informazione anziché il danno. Le cimici, una volta che la pianta e l’ambiente hanno ricevuto e compreso il messaggio che loro portano materialmente, perdono la loro ragione d'essere e se ne vanno. I nostri maestri in questo sono Hubert, saggio ricercatore, e Shankara, che lo affianca nell’apprendimento. Tutto in natura è semplice e potente.
Quindi il vaccino non è la soluzione, e non può esserlo nemmeno una qualsiasi altra medicina (anche naturale) che si occupi solo di togliere il virus. È proprio questo modo di vedere le cose che ci sta “uccidendo”, siamo ormai completamente scollegati dalla terra e da ciò che essa potrebbe insegnarci.
La medicina classica tende a darci delle soluzioni, cercando di essere sempre più precisa e con soluzioni efficaci per tutti, ma il punto è che il nostro corpo non ha bisogno di soluzioni ai problemi, ha bisogno di opportunità. I nostri malesseri o dolori non sono altro che il risultato di problemi non affrontati che si manifestano, dandoci la possibilità di cambiare, di fare qualcosa che ci faccia stare meglio. Pensate quanto è geniale il nostro corpo: non è facile sentire le ferite o i problemi invisibili, così sentiamo dolore attraverso il corpo, che rende tutto manifesto e riconoscibile.
“Carissimo umano, è da tempo immemorabile che mi curo di te anche, o forse grazie al fatto che, tendo a isolarmi sui monti in cerca di quell’habitat che mi permette di svolgere il mio compito sul pianeta.
Ora più che mai vorrei poterti nutrire, stare accanto, vederti camminare nelle mie foreste, deliziarti con la mia presenza e la mia virtù.
Ho scelto di spingermi avanti e di creare modelli molto evoluti anche nel mio regno, per questo noi Faggi ci aduniamo in piccole comunità che condividiamo con poche altre specie di alberi, tipo Abeti Bianchi e Agrifogli, un progetto avanzato. Stiamo vivendo già come se fossimo nella prossima nuova era dove il bene comune è la modalità dell’amore che succede al potere.
Ora vieni a me, appoggiati alle mie radici, che amano entrare pesanti nella terra. Scelgo la terra umida e ricca di humus e di rocce, che amo vivere come ancora anziché come ostacoli, come stimoli alla mia ricerca sotterranea, all’intelligenza delle mie nobili radici che si sanno destreggiare anche sul piano materiale del suolo, o meglio della pancia della Terra. Nella zone delle radici scambio nutrimento con funghi, batteri, gnomi e lombrichi. Costruisco ponti fra individui e popoli del mondo vegetale, sistemi di connessione sotterranea che ci permettono di creare un unico grande organismo. Ci prendiamo cura uno dell’altro. Onoriamo tutta questa vita terrena e terrestre sotterranea con la memoria infallibile che tutto ricorda e registra, così che ogni esistenza di noi amplii il nostro bagaglio di sapienza. Voglio sentirti saldo, rimettere i tuoi piedi a contatto, amabile figlio della madre terra, tu che invece tendi a volarci sopra per non sporcarti. E poi ti porto a visitare la faggeta e a scorrere l’eleganza dei miei tronchi, ancorati e pronti a slanciarsi verso l’alto. La Terra sta aspettando che possiate raccogliere nuove visioni, nuovi paradigmi, che possiate lasciare vecchi e stantii modi di intendere il mondo e la vita, che vi apriate a nuove comprensioni, che possiate abbandonare schemi mentali, che come sentieri battuti e ribattuti hanno creato una pista insostituibile. Nella faggeta invece esiste sempre la possibilità di nuovi sentieri, perchè ogni giorno le foglie d’oggi cadono coprendo il sentiero di ieri. Sono qui per darti forza nella ricerca, per benedire il tempo duro della crisi, per accogliere l’opportunità e farti resiliente di fronte ai massi che ti si legano alle caviglie.Voglio accompagnarti alla libertà del tuo pensiero, tuo, perchè sentito, raccolto, partorito, al tuo sacrosanto libero pensiero. È tuo compito immaginare il futuro, abbeverare i pensieri alla luce che ispira il silenzio. Voglio inondarti dell’opportunità di questo parto, nuova nascita, e di scegliere con chi vivere, di lasciare i luoghi che ti soffocano. Voglio solo lasciare cadere un po’ di foglie sui tuoi sentieri trafficati così che tu possa perderti per ritrovarti ai tuoi nuovi orizzonti”.
Purtroppo di recente ci siamo abituati a zittire anche il nostro corpo: appena si ha mal di testa basta prendere il Moment; per il reflusso basta un Gaviscon; per il dolore alla schiena un’Aspirina. Non fraintendetemi, non voglio dire che queste medicine non possano essere necessarie o importanti, ma abbiamo deciso di farne un utilizzo sbagliato... non sono la soluzione, ma la benda sugli occhi. Diciamolo, siamo dei viziati, abituati a sfuggire e non a risolvere le cose, vogliamo sempre la via di fuga veloce, senza fare fatica.
Questo atteggiamento è la nostra malattia.
Quello che amo della Natura invece è che ci è vicina e non ci dà soluzioni, solo opportunità. Le nostre amiche piante non agiscono come estranee per combattere il problema, ma sostengono e risvegliano il nostro corpo per farlo.
Le piante infatti sono un'opportunità di guarigione. Che grande miracolo!
A livello ideologico è molto importante questo, perché sposta la responsabilità dentro di noi. Tendiamo sempre più ad accusare qualcosa di esterno, “è colpa del virus!” oppure, ancora peggio, cerchiamo di trovare soluzioni al di fuori di noi, come se fossero benedizioni, “il vaccino ci salverà!”... ma non è così che funziona.
La guarigione è nostra, è nostra responsabilità essere in salute.
Ci auguriamo che questo 2021 possa essere per ognuno di noi l’inizio di un cammino verso la guarigione.
“Attendo da qualche secolo di essere nuovamente notata e raccolta. Forse per questo mi sospingo sui tuoi sentieri caro essere umano, mi porto ai bordi dei tuoi giardini , cerco di accompagnare i tuoi passi domenicali in cui tenti le tue immersioni in natura. Sono la piccola Prunella vulgaris, cugina di salvie e rosmarini, con il mio aspetto umile e alla portata di tutti mi rendo visibile con i miei fiori violacei che nel pieno dell’estate arrivano e resistono fino all’autunno. Un tempo gli antichi mi tenevano vicina perchè potevo richiamare tutte le forze di guarigione del tuo corpo e assisterlo nelle sventure più comuni in cui solitamente ti cacciavi. Ti stavo vicina in tutte le malattie e le ferite della pelle, anche quelle virulente, per il mio potere sulla forza di cicatrizzazione. Tenevo a bada la febbre, i contagi, le tossi e i raffreddori, dando forza al tuo fegato e sostenendo i tuoi reni. Per questo mi sono diffusa in tanti continenti… per seguire i tuoi passi. Ma tu hai tenuto la tua testa alta e mai ti sei potuto accorgere di me, neppure per raccogliere le mie foglioline più tenere e inserirle nelle tue misticanze primaverili. Nulla. Neppure un’erbaccia da mangiare. Ho cantato le mie invocazioni per tante lune finché nella terra dei nativi amerindi, una coppia di ricercatori ha ascoltato la mia voce e mi ha di nuovo portata fra voi. Ho lasciato il messaggio dei miei fiori all’acqua magnetizzata dai raggi solari e grazie ai due ricercatori ora giro fra voi con il nome di SELF HEAL. Il mio compito è lo stesso di secoli fa ma risuona un’ottava più alto. Ora sono qua un pò per tutti voi, per accompagnarvi alla comprensione della vera guarigione e alla necessità di comprenderla, ma soprattutto attuarla. Posso ancora donarti proprietà antivirali e batteriche, ma ascolta , vorrei accompagnarti a comprendere che io sono solo una piccola messaggera della forza che è in te, in tutti voi, e che può guarirvi. Io cresco attaccata al suolo della terra e fortifico le connessioni fra tutti gli esseri. Evito disgregazioni, separazioni e rendo chiara la motivazione a essere responsabili dell'azione del guarire. Sono nata dalle parole del maestro Gesù che non temeva le contaminazioni che arrivavano dall’esterno, non lavando le mani prima di toccare il cibo, ma bensì ripulendo ciò che ci contamina dall’interno, quello che coltiviamo di malsano in pensieri, emozioni e fatti. Le energie curative e benefiche vengono dalle scelte che saprete fare aprendo il vostro cuore umano”.
di Shanti Bösch e Lucilla Satanassi
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