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Per molti di noi sarebbe bello avere una corazza sull’anima, una difesa contro le spine della vita. Infatti, una cosa è sapere chi siamo quando la vita è facile e tutto va per il meglio. Un’altra cosa è ricordarselo nella tormenta del momento, quando tutto va a rotoli, quando le cose diventano caotiche e i sogni finiscono in niente.
Ne è la prova l’attuale crisi epidemiologica, un momento difficile, dove è diventato sempre più critico guardare la situazione da una visuale positiva e priva di timori. E sebbene molte cose nel corso del tempo siano mutate, le impronte di ciò che è stato e ciò che ancora è, risuonano profondamente divenendo un moltiplicatore senza precedenti del malessere interiore. Infatti, a distanza di due anni, è sotto lo sguardo di tutti un aumento significativo dello stress nei sistemi mentali, emotivi e fisici collettivi, che ha generato una condizione ben studiata nella letteratura scientifica che, a livello internazionale, va sotto il nome di psychological distress che, secondo la ricerca emergente, sembra essere l’attributo predominante di circa la metà della popolazione mondiale, con un'incidenza raddoppiata rispetto all'epoca pre-Covid di disturbi di ansia e sintomatologie depressive. Ciò è quanto emerge da una dettagliata metanalisi pubblicata sulla rivista The Lancet.
Lo studio, condotto dai docenti dell’Università del Queensland, ha registrato 76 milioni di casi aggiuntivi di disturbi d’ansia e 53 milioni in più di casi di depressione maggiore. E ciò non ha sicuramente risparmiato bambini e adolescenti: si è visto che l′83% dei piccoli di tutto il mondo avverte un aumento di sentimenti negativi e anche tra loro sono in crescita i livelli di ansia, solitudine e autolesionismo.
Il Covid è stato quindi la tempesta perfetta: oltre al suo impatto sul corpo, è “entrato” nella mente e nel cuore di tutti noi, scardinando ogni certezza acquisita, le nostre abitudini, le nostre relazioni e in definitiva tutte quelle immagini di chi pensavamo di essere, fino a sostituirle con il timore di tornare a vivere, a vivere per davvero, dove per molti a farla da padrone è un silente stato di accettazione forzata nei confronti di ciò che accade. Ma è proprio quando resistiamo alla vita, quando intraprendiamo una guerra interiore verso il modo in cui vanno le cose, quando tentiamo di controllarle e queste ci sfuggono che la sofferenza emerge dirompente slatentizzando tutto.
Questo punto, dove tutto sembra finire, è però anche il luogo in cui oggi tutto può iniziare, dove le onde del vasto oceano della coscienza possono tornare a danzare insieme e la nostra vita a manifestarsi nella sua pienezza. Infatti, il vantaggio è che possiamo scegliere di non essere parte di questa erosione sociale che sta prosciugando l’energia emotiva del nostro mondo interiore, e di conseguenza del nostro corpo, in quanto questo continuo esaurimento può finire, a lungo termine, per causare danni più gravi del virus, amplificando non soltanto la divisione e la separazione all'interno della nostra società, ma soprattutto in noi stessi. E allora quali sono i segni all'orizzonte? C'è un significato più profondo della paura e dell'ansia che possiamo accogliere? Cosa ci viene chiesto di guardare?
La risposta è in quella luce interiore che appartiene a tutti noi, che ne siamo consapevoli o meno, e che ci dice che per ognuno esiste un’altra possibilità, un'opportunità per star meglio malgrado tutto. Ma per raggiungerla bisogna guardarsi dentro, scendere in profondità, passando dal visibile all’invisibile. In quel mondo popolato da forze sottilissime, ma potentissime, che sono le nostre emozioni.
Dobbiamo sapere che molti dei disturbi e dei malesseri che oggi ci troviamo a sperimentare in modo acuto sono in realtà il risultato finale di una catena di eventi e fattori occorsi durante tutta una vita, i quali hanno esacerbato il loro impatto in relazione alla situazione critica del momento.
Che sia il timore di contrarre il virus o le vigenti restrizioni, oppure la perdita del lavoro, un lutto, un tracollo finanziario, l’interruzione delle relazioni o l’abbandono delle abitudini appartenenti al nostro vecchio stile di vita, queste sono tutte da considerarsi come condizioni altamente stressanti che spingono nel tempo ad adottare un atteggiamento protettivo, a chiudersi in se stessi, nell’inquietudine che non trova senso, e a non comprendere quanto schemi di pensiero negativi inizino a dominare il nostro paesaggio interno, divenendo talmente familiari e radicati che è faticoso separarli dal proprio senso di auto-identità. È questo che drena energia vitale dalle nostre riserve energetico-emozionali e crea un flusso disarmonico nella mente che, a sua volta, si esprime nel corpo, che accusa il malessere.
Pertanto, ogni qualvolta siamo nello stress, zone di neuroni diventano incoerenti, noi diveniamo incoerenti. E anche il cuore, che oggi sappiamo avere un suo piccolo, grande cervello e la sua straordinaria intelligenza, uguale a quella del nostri centri cerebrali superiori, inizia a essere incoerente e a inviare segnali disorganizzati al corpo. Il cuore è l’organo chiave per la nostra salute mentale ed emotiva, maggiormente influenzato dai nostri sentimenti. Infatti, non di rado, per “proteggerlo” dal dolore, da ciò che ci ha fatto male, ergiamo difese e muri intorno ad esso. Ma questa è un’arma a doppio taglio, poiché lo stesso muro che ci preserva, può anche bloccarci e isolarci. Infatti ciò che inizia come protettivo può trasformarsi in distruttivo se i muri continuano a rimanere alzati. Allo stesso modo la risposta attacco-fuga (una risposta fisiologica che il nostro sistema nervoso mette in campo dinnanzi a eventi stressanti) che comincia come difensiva e necessaria per la nostra sopravvivenza emozionale, può diventare dannosa se rimane sempre attiva, se reagiamo come se fossimo sempre in uno stato di minaccia. Se percepiamo di essere in pericolo, siamo in pericolo! Se percepiamo di vivere in un mondo temibile e ostile, i nostri meccanismi fight or flight (attacco-fuga) saranno cronicamente stimolati, fino al punto da creare situazioni pericolose per noi stessi. Pertanto la paura perdurante di essere colpiti o di subire un danno in relazione alle situazioni che viviamo, fa sì che si creino veri e propri “blocchi”, che ci tengono isolati e separati da noi e dagli altri, precludendoci la possibilità di sentire e accogliere ciò che sentiamo veramente.
E sono proprio le emozioni non sentite, represse e nascoste che scompensano i circuiti fisiologici e disorganizzano il sistema che, non riuscendo a tollerare l’intensa carica affettiva non digerita, fa sì che questa rimanga sommersa, come un nucleo di energia ansiosa che con il tempo ovatta e ottempera tutto generando caos nel sistema.
Quanto è cresciuto dentro di noi questo sentire che toglie il fiato negli ultimi tempi?
Ansia… già solo la parola evoca un nemico da combattere. Quando l’ansia ci assale tentiamo invano di gestirla aumentando il controllo sulle situazioni e le persone che ci circondano. Ma questo basta? Oppure non fa altro che amplificare quell’insostenibile senso di instabilità? Questo perché l’ansia viene colta da ognuno come emozione in sé, come la causa di qualcosa che non va, ma in realtà è tutt’altro: essa è un messaggio, l’effetto di un groviglio di energie emozionali che si muovono dentro di noi e che non sappiamo decifrare, poiché viaggiano sotto soglia. È questa l’informazione che ci dirotta lontano dal flusso dell’anima, in quella tensione perenne tra passato e futuro: anticipando ciò che deve venire, allo scopo di controllarlo senza riuscirci e, allo stesso tempo, bloccandoci in un passato che non vogliamo rivivere e che, a sua volta, ci conduce in uno stato di tristezza profonda, sino a sfociare, in alcuni casi, in stati depressivi difficilmente gestibili. L’ansia è frutto di diverse dinamiche interiori. Dobbiamo sapere che sotto di essa c’è sempre uno stato emotivo celato che viene inibito nel suo manifestarsi, soprattutto quando trova origine nei confronti di quella “alterità” o di quelle situazioni significative da cui ci lasciamo sottilmente direzionare e che, senza saperlo, diventano fonte di emozioni sia positive che negative. Positive perché è ciò che dà alla nostra vita stabilità; negative perché non rispecchiano fino in fondo il nostro modo di essere.
Ed è proprio quando lo scarto tra un sentire positivo e negativo aumenta, che si entra in uno stato di conflitto interiore e, per camuffare la rabbia, la paura mista all’amore, sentimenti questi apparentemente inconciliabili, il nostro cuore reagisce producendo una struttura di energia ansiosa e disorganizzata, non di rado inconscia, che ci tutela per non metterci di fronte allo specchio, per evitare il confronto con ciò che proviamo. Tuttavia essa non lo fa per proteggerci, malgrado, come sempre, finga di farlo. Non ci impedisce di ridicolizzarci, ma, al contrario, ci mette in guardia dal vivere la nostra vera identità, dalla bellezza della sua espressione, dalla gioia che essa dona. È proprio partendo da questo sentire che toglie il fiato che, però, ci è data la possibilità di capire meglio ciò che di noi non sappiamo e che ci fa paura vedere, lasciandoci traghettare dolcemente lungo il viaggio che l’ansia compie all’interno del nostro organismo.
La scienza oggi ci aiuta sempre più a decifrarne i segnali, direzionando il nostro sguardo verso la presa d’atto delle vie di scarico corporee che l’ansia utilizza per manifestarsi, offrendo una mappa delle emozioni inconsce e sepolte che la generano e delle relative difese utilizzate per evitare di sentire qualcosa che emerge e che fa male (Abbass, 2015). Infatti la maggior parte delle situazioni intercorrenti fanno da stimolo per l’emersione di emozioni non digerite, bloccate per delle ragioni che attingono a come la nostra vita emotiva è stata modellata. Ed è proprio allora che, per evitarne il contatto, le schiacciamo giù, le reprimiamo attivando difese che danno luogo alla maggior parte di quei sintomi che diventano voce narrante di una storia di dolore che ci ancora ancor di più alla sofferenza, impedendoci di vivere appieno.
In tutto questo il corpo non mente, con i suoi malesseri, i suoi affanni, i suoi dolori. Questo diviene il luogo dove l’energia emotiva si accumula e si congela.
Infatti, dobbiamo sapere che dove ci sono irrisolti emotivi, emozioni represse e congelate o copioni disfunzionali, questi rimangono intrappolati e impattano non solo sulla mente, ma anche sul corpo. Questi nuclei di energia discordante agiscono al di fuori della consapevolezza e originano da traumi ed esperienze dolorose avvenute all’interno di relazioni intime, soprattutto nelle prime tappe dello sviluppo infantile, che plasmano il nostro mondo interiore, che non sempre raggiunge una maturazione sana, ma al contrario diventa contenitore di energie emozionali disturbanti che possono rimanere latenti anche per tutta la vita, divenendo fonte di malessere e disturbi somatici, soprattutto in periodi critici come quello attuale in cui lo stress aumenta. Il corpo parla sempre di noi!
Per esempio individui compiacenti, sensibili, che hanno paura del giudizio altrui, soprattutto di quello delle persone significative, accumulano energia ogni volta che vorrebbero dire un “No” ed invece finiscono con il dire un “Sì”. Accumulano sentimenti contrastanti, emozioni che non rispecchiano la verità di ciò che sentono profondamente nel cuore, poiché la scelta che si fa, è dire di “Sì”, disonorando se stessi e onorando qualcun altro, oppure dire di “No”, onorando se stessi, ma sentendosi in colpa, perché si sta disonorando qualcun altro. Questo sentimento conflittuale, come ci insegna Davanloo (1987), si sedimenta in specifici “pattern di scarico emozionale” nel nostro corpo, in base all’intensità emotiva. Se lo facciamo ogni tanto non succede nulla, ma se invece è perdurante, a lungo andare questa dinamica darà vita a un blocco di energia. Identificare le abitudini che causano accumulo nel corpo diventa allora una delle prime chiavi per scardinare i blocchi emotivi che ci conducono a quelle sintomatologie difficilmente gestibili.
Talvolta siamo molto inclini a sfuggire dinnanzi alle emozioni spiacevoli, credendo che queste rallentino il nostro percorso evolutivo poiché sono inappropriate, ma pensando questo, finiamo per perderci il senso profondo di quel viaggio che è quello di passare in rassegna tra i sentieri più impervi delle difficoltà, cogliendone il messaggio e uscendone vittoriosi.
Ciò non significa annullare la rabbia, la tristezza o la paura, perché sono emozioni che sono importantissime, in quanto esse sono l’energia che sostiene la vita e, con il loro linguaggio, ci fanno comprendere e vedere molto di ciò che non sappiamo, però sta a noi imparare ad ascoltarle attivamente, ad utilizzarle al meglio, autoregolandole, non negandole o reprimendole, poiché è questo che fa sì che esse possano essere trasformate in forze dinamiche e disponibili, con la certezza che c’è spazio per tutti e possibilità per ognuno di tornare a star meglio.
Quando onoriamo noi stessi e lentamente smettiamo di temere di deludere gli altri, così pure di avere paura di affrontare le cose che ci arrivano, si spalanca quella luce di consapevolezza profonda che ci mostra che tutte le sfide, in realtà, ci aiutano a elevarci nel nostro cammino umano. Quando invece abbiamo bisogno di essere ciò che gli altri o la società si aspettano, è allora che diventiamo qualcuno di diverso e ci perdiamo. Il nostro cuore si perde e, di conseguenza, il corpo accusa il colpo. Chiedere e sperare in un nuovo mondo non è utile fino a quando non guarderemo e guariremo le nostre “abitudini” emotive. È lo stato interiore a determinare le esperienze della nostra vita, non il contrario, e la chiave sta nell’iniziare a regolare coscientemente il flusso, il potenziale d’azione delle nostre emozioni, dirigendolo in modo diverso al fine di sortire effetti diversi. Non dimentichiamo che lampade senza elettricità non fanno luce, e nemmeno l'elettricità senza lampade. Insieme, però, cacciano via l'oscurità.
Tutti abbiamo sperimentato come le conseguenza di uno stato d’ansia prolungato siano deleterie per il nostro corpo. E sappiamo bene che i sintomi che si verificano spesso sono forti e invasivi, sembrano travolgerci completamente lasciandoci senza volontà né speranza. Continuiamo a chiederci: passerà mai? Tornerò quello di prima?
Il luogo dove l’energia emotiva si accumula e si congela è il corpo. Ecco perché se portiamo aiuto al corpo, gli permettiamo di risollevarsi, prendere fiato, assaporare un piccolo movimento verso quell’armonia perduta. I rimedi di erbe, fiori e piante ci riportano alla centratura, condizione che ci permette poi di trovare energia, fiducia e sguardo sereno, per poi approfondire, andare dentro e sotto la soglia del disagio e innamorarci della nostra storia, delle nostre battaglie, delle metamorfosi che ci restituiscono alla vita.
Ecco un prontuario di rimedi erboristici che vi aiuteranno ad affrontare la vostra ansia in modo naturale, facendo in modo che fluisca, scorra e se ne vada, lasciandovi liberi di essere ciò che siete.
Come base d’intervento abbiamo tre grandi aiuti a cui chiedere supporto all’insorgere dei nostri stati ansiosi. Possono essere utilizzati per tutti i tipi di ansia perché fungono da protocollo generico d’emergenza.
• Ans gemmoderivato
• Resque gocce
• Serenitas Floressenza
Per chi volesse approfondire però sarebbe bene chiedersi quali distretti del corpo sono stati maggiormente intaccati dalle nostre emozioni negative e intervenire in maniera più mirata con piante che lavorano in modo specifico su determinati disturbi. A seguire vi proponiamo cinque sistemi di cura funzionali, protocolli specifici categorizzati in base ai diversi modi in cui il disagio si manifesta.
Un po’ di indicazioni: consigliamo di scegliere uno dei cinque sistemi funzionali sopra esposti e di seguirlo per due mesi. Dopodiché, si può scegliere se continuare solo con alcune delle proposte del sistema, ad esempio i gemmoderivati o i rimedi floreali, o se interrompere il trattamento.
Schema di utilizzo:
Una volta che abbiamo ridato forza al cuore e sentiamo che le nostre speranze iniziano a ritrovare vigore, potrebbe essere sano approfondire il percorso di guarigione anche del nostro spirito, intraprendendo un percorso di detox emozionale in tre fasi:
A seguire vi proponiamo un percorso olistico di depurazione emotiva che speriamo vi accompagni nel viaggio verso la serenità profonda e l’equilibrio psico-emotivo.
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