"Era un Olmo senza troppe qualità. C’era poco da dire. E più ci pensava, meno trovava in se stesso qualcosa di speciale. Non era alto, per essere un Olmo, il suo tronco non era robusto come quello di altri suoi coetanei. Anche l’ombra che gettava non era poi questa gran cosa, a causa della forma allungata che aveva assunto con gli anni. Aveva più di 100 anni, non si poteva certo dire un giovincello. Quindi, a malincuore, aveva accettato che questa fosse la realtà: non era nulla di speciale.
Per passare il tempo aveva preso l’abitudine di immaginarsi diverso: gli sembrava l’unico modo per ingannare un po' la realtà. Com’era bello sognare di essere un cavaliere. Com’era brutto svegliarsi ed essere solo quello che era.
Finché gli capitò di ascoltare il vento.
Sì perché una sera, preso da un impeto di orgoglio, aveva deciso di vincere una delle sue paure, quella del buio, e di restare sveglio molto oltre il suo solito orario della buonanotte, che di solito si aggirava al crepuscolo, visto che non vedeva l’ora di sprofondare in un sonno profondo e ricominciare a sognare.
Quella sera si era sforzato di resistere e si era accorto di un canto che non aveva mai sentito. Era un canto dolce ma forte, che profumava di terra, di paesi lontani, di spezie esotiche e fiori delicati. Che imbarazzo accorgersi che i suoi rametti danzavano impazziti al suono di quella melodia! E se qualcuno lo avesse visto? Accarezzati da quella brezza profumata e sensuale i suoi rami sembravano ballerini instancabili, agili ed eleganti. Era la prima volta che si sentiva fiero di loro e, con ritrovato orgoglio, si ritrovò a pensare che i robusti rami delle querce che tanto invidiava non se la sarebbero cavata altrettanto bene.
Si mise alla disperata ricerca della fonte di quella melodia finché una folata di vento più forte e decisa delle altre non gli sfiorò le orecchie disvelando la verità. Quella brezza calda e delicata tornava ogni sera a incontrare i suoi rami e, unendosi a loro in una danza sensuale e gioiosa, dava vita a quella melodia benefica.
Per la brezza l’Olmo era speciale. Era lui l’unico da cui tornare, da incontrare ogni sera con gratitudine.
Solo con lui aveva voglia di condividere storie, odori e immagini raccolte durante il suo peregrinare. Peccato lo trovasse sempre addormentato!
Lei che girava i continenti e accarezzava piante, fiori, alberi maestosi, aveva imparato a portarsi dietro il ricordo dei profumi che più amava: il Vetiver, il Patchouli e la Cannella dalla speziata e “terrosa” India; le note dolci dell’Ibisco e quelle intense del Sandalo dalla California; la meraviglia del Gelsomino e del Geranio dai più bei giardini del mondo; le note agrumate del Limone e del Pompelmo dagli agrumeti del Mediterraneo; la virilità del Cedro Atlantico dalle terre del Nord Africa; la sensualità della Salvia Sclarea dalla semplicità degli orti domestici curati con pazienza. Profumi, colori, suoni, danze, ricordi.
Un rito che quella brezza serale portava in dono all’Olmo ogni sera per dar vita insieme a lui a quel canto. A quell’incanto.
Che rivelazione per l’Olmo. Che gioia! Che fierezza di essere ciò che era. Era capace anche lui di qualcosa di grande e bello. Da quel giorno sapeva chi era, e ne era felice, e ringraziava la natura per avergli dato quei rami così sottili e “ballerini”. Aveva una missione ora: attendere la sua brezza e danzare con lei, ognuno nella pienezza della propria individualità, così unica e così misteriosamente indispensabile all’altra.
L’Olmo aveva la sua bella a cui fare ogni giorno la serenata. E la brezza aveva il suo gentile cavaliere, dal quale lasciarsi cantare.
Ed era tutto quello che avevano sempre desiderato, senza saperlo".
Ogni giorno è una buona occasione per “fermarsi ad ascoltare il vento” ed essere grati per la nostra brezza, che sa accarezzarci nei momenti difficili, o per il nostro gentile cavaliere, che ci canta con dolce fierezza.
Due profumi, Cavaliere della Foresta e Serenata, che sono distillati d’amore e incanto.
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