La fibromialgia, nota anche come sindrome fibromialgica o sindrome di Atlante, in medicina ufficiale viene classificata nell’ambito dei reumatismi extra-articolari, ed è classificata come malattia reumatica. È di fatto una sindrome “non specifica” che si può manifestare con svariati sintomi e che per questo richiede un approccio multidisciplinare.
Dolore cronico diffuso: descritto come un dolore sordo e costante che può essere definito bruciante, pungente, tirante, pruriginoso o compressivo. Il dolore è diffuso, cioè presente sia nell’emisoma destro che in quello sinistro, al di sopra e al di sotto della linea del diaframma. Il livello del dolore varia in relazione ai momenti della giornata, e spesso è più forte al mattino, ai livelli di attività, alle condizioni atmosferiche, allo stress e ai ritmi del sonno.
Si è riscontrato un peggioramento di questi sintomi in presenza di stress, ansia, freddo e umidità.
Spesso sono presenti altre sintomatologie croniche, come ad esempio:
Inizialmente la sindrome fibromialgica veniva diagnosticata solo in base ai sintomi riferiti dal paziente, in quanto dagli esami proposti mancavano alterazioni di laboratorio o specifici biomarcatori.
Dal 1990, la diagnosi di fibromialgia, era basata su 3 criteri decretati dell'American College of Rheumatology (ACR):
“Cronica e incurabile, che tende a peggiorare. Per ora le prescrivo antidepressivi e antidolorifici”: questa è spesso la triste sentenza del medico “curante” che rincalza la dose con “probabilmente autoimmune”, sentenza che fa sentire la persona “nata sbagliata”, condannata e per di più irrecuperabile.
Non bastavano dolore fisico, la stanchezza e i molteplici sintomi, ora anche il peso di queste affermazioni si farà sentire.
Ad oggi, in medicina ufficiale, non sono note le cause eziologiche precise, ma si parla di una serie di co-fattori che possono favorire la comparsa:
A prescindere o meno che ci sia la conferma scientifica di fattori autoimmuni presenti in questo disequilibrio, risulta evidente da tutte le anamnesi fatte in ambiente olistico che chi “sopporta” questa patologia ha, o sta vivendo, delle dinamiche che riguardano il riconoscimento del self-non self, come accade per esempio quando:
Ebbene sì, le protagoniste di questa sfida sono principalmente le donne.
Donne di età compresa tra i 30 e i 55 anni, che spesso vivono la propria esistenza mettendo avanti gli altri, con l’idea preponderante del sacrificio e con la sensazione di non riuscire mai a fare abbastanza.
Queste donne trascurano la propria salute, non ascoltano i segnali e le richieste del proprio corpo e abbandonano la propria vitalità in favore dei "doveri" verso la famiglia e il mondo esterno, tra l’altro spesso autoimposti.
Queste piccole grandi guerriere sono inquadrabili in 3 categorie:
Nella descrizione delle tipologie appare evidente un tratto comune: l’assenza di una dimensione femminile vissuta come piacevole e svincolata del senso del dovere.
Ci riappare di nuovo il mito di Atlante, che ci porta anche a un’interpretazione dal punto di vista delle leggi biologiche. Atlante era un titano che si era ribellato a Zeus, e per questo era stato condannato a tenere sulle spalle l'intera volta celeste.
Come Atlante, quando il peso della vita diventa insopportabile, non ci si sente
adeguati e pure in colpa, parte l'unico programma biologico sensato: ipossia, dolore e risparmio delle forze muscolari.
Sono l'ippocampo e la neurotrasmissione dopaminergica i responsabili. L'ippocampo è una vera e propria "tastiera emotiva" che riceve informazioni dalla corteccia cerebrale. È qui che inizia la nostra rappresentazione del mondo.
E forse non è un caso che colpisca le donne, che hanno l'ippocampo molto più voluminoso degli uomini.
“Sfumata e mutevole la sindrome fibromialgica è una ragnatela invisibile che ingabbia il corpo in un reticolo fitto e controverso che blocca i muscoli rendendo ogni azione faticosa e dolorosa”. (Morelli)
Più che una ragnatela si potrebbe parlare di un gomitolo tutto attorcigliato, di cui non troviamo né capo né coda, se tiri un filo da un lato si stringe il gomitolo dall’altro lato e non se ne viene a capo.
Tutti questi fili intrecciati tra loro rappresentano sensi di colpa vecchi e nuovi, dubbi, insicurezze, carico di nostalgie per qualcosa che fu o non fu, rimpianti, rimorsi, il voler rivivere “l’età dell’oro”, l’infanzia, l’adolescenza, la ricerca del paradiso perduto.
Questo eccesso di pensieri spesso porta a logorrea e ideorrea (continuo fluire di pensieri), che a sua volta però tendono ad allontanare chi ci ascolta, oppure conduce a un continuo logorio mentale su noi stessi.
L’atteggiamento altruistico spesso è un sentimentalismo estremo accompagnato dall’idea di non riuscire mai a fare abbastanza. C’è un atteggiamento quasi sacrificale, ci si immola per gli altri.Talora c’è anche ansia immotivata per ciò che potrebbe accadere alle persone care.
Questi atteggiamenti purtroppo vengono ignorati dalla persona in questione, come tutto ciò che riguarda noi stessi, e così, spesso durante i 40 anni, questa gabbia di fili (che possono sembrare d’oro ma sono di piombo) si fa troppo stretta, imbriglia muscoli e tendini, rendendo ogni movimento carico di attrito e dunque doloroso.
Vivere così è frustrante, e porta la persona a lamentele continue e a ricerca di aiuto, senza però ascoltare o riuscire a mettere in pratica i consigli di chi vuole aiutarla.
La fibromialgia diventa così una “depressione muscolare”, che sembra non voglia risolversi.
La difficoltà nei movimenti e il sentirsi intrappolati in una rete invisibile che impedisce il libero fluire della vita rimarcano una conflittualità tra ciò che l’individuo vorrebbe fare e ciò che le istanze morali di riferimento (educazione, valori religiosi/familiari) sembrano imporgli.
La lettura psicosomatica può essere dunque un valido strumento per comprendere come comportarsi nei confronti di questo disequilibrio, per cominciare a sbrogliare la matassa con costanza, pazienza e dedizione.
Il trattamento completo per la fibromialgia non può prescindere dalla storia della persona, da un piano personalizzato che comprenda la scelta di un sano stile di vita, un lavoro profondo sulle ferite dell’anima e l’utilizzo di rimedi naturali che non intossicano ulteriormente il corpo.
L’equilibrio fra tutte le opzioni sarebbe meglio cercarlo con l’aiuto di uno o più professionisti, che sappiano accompagnare la persona in questo percorso di rinascita.
“La malattia è stata in realtà il mezzo affinché in me potesse avvenire una trasmutazione ben più ampia della semplice cura di una patologia, lo strumento attraverso il quale il corpo ha espresso un disagio dell’anima. Anima che troppo a lungo avevo lasciato inascoltata”. (Elsa Roberta Veniani)
Da molti ex-portatori di fibromialgia viene indicato come il primo passo necessario per guarire: nessuno “è” la fibromialgia, e nemmeno un malato cronico; la fibromialgia è una “spia” che si è accesa, certo molto complessa, ma che ci indica che dobbiamo correre ai ripari.
Spesso colpisce più la diagnosi che la malattia in sé! Ma è solo quando si riesce a cogliere questa differenza che la malattia può diventare un’opportunità per conoscere meglio noi stessi e riscoprire la bellezza, l’unicità e la missione della nostra anima.
Questa tappa inevitabilmente passa anche dall’accettazione di questa “spia” che, come abbiamo detto, è dolorosa e frustrante, ma necessaria per portarci verso l'unica via possibile: il cambiamento.
Questo cambiamento genererà un momento di caos, perché si tratta di destrutturare la propria vita, la propria personalità sulle base di una riscoperta di se stessi. Ciò porterà anche ad assumersi la propria responsabilità in questa storia, ad uscire dal senso di colpa che potrebbe nascere e soprattutto a non cadere nella trappola del vittimismo.
Ognuno dovrà fare il meglio di sé con gli strumenti che ha, e di certo la malattia porterà mano a mano a scoprirne di nuovi.
Alcune domande che possono incentivare il cambiamento sono:
Concentrarsi su ciò che realmente vogliamo, attirerà per risonanza tutto ciò che ci sarà utile per raggiungere tale obiettivo, ci aiuterà a superare i momenti più difficili e a vedere il bello in ogni passo.
“Non c’è peggior torto che ci si possa fare se non quello di negarsi la possibilità di essere se stessi, e di esprimere ciò che si sente”.
Visto che il sistema nervoso neurovegetativo è sicuramente messo a dura prova da questa condizione, sono consigliati alimenti ricchi di acidi grassi Omega 3, i quali agiscono sulla fluidità delle membrane cellulari e regolano la produzione di neurotrasmettitori e neuropeptidi, sostanze che trasportano le informazioni tra le cellule del sistema nervoso. Si trovano soprattutto nel pesce (salmone, acciughe, sardine, aringhe, sgombri, trota, pesce spada, tonno, sogliola, platessa, merluzzo ), nei crostacei, nel tofu, nelle mandorle e nelle noci, in alcuni olii vegetali come l’olio di semi di lino, l’olio di canapa e l’olio di nocciole; è importante scegliere questi alimenti freschi e di buona qualità.
Consigliamo il nostro olio Nigella Rosa, ricco di acidi grassi insaturi e dalle proprietà immunomodulanti, utile tonificante per tutto il nostro corpo. Ne basterà mezzo cucchiaino 2-3 volte al giorno su un pezzo di pane o direttamente in bocca per apportare la giusta quantità di questi preziosi nutrienti.
Sicuramente eliminare zucchero, cibi raffinati, alcool, glutine, latticini e derivati non guasta e aiuterà a ridurre il dolore.
È raccomandabile bere molta acqua, possibilmente da sorgenti pure di alta quota, al fine di aiutare l’organismo a disintossicarsi dalle scorie fisiche e mentali. Anche assumere tisane depurative è consigliato.
I decotti di Equiseto e Ortica possono aiutare la funzionalità dei vari organi preposti alla disintossicazione e possono avere un effetto rimineralizzante.
Non scordiamoci però che anche come ci si pone di fronte a quello che mangiamo ha un’enorme importanza: se dobbiamo mangiare un piatto di insalata pieni di rabbia, allora non funziona: prendete il pasto non come una restrizione, ma come un momento fondamentale della cura verso se stessi.
Scegliete voi quando mangiare e fatelo con calma, masticate, ringraziate e ogni tanto concedetevi anche uno sfizio!
I rimedi floreali agiscono sulle componenti energetico vibrazionali dell’individuo, favorendo il cammino verso la consapevolezza del Sé.
Questa patologia è mutevole e diversa per ogni persona, perciò crediamo sia importante scegliere i fiori in seguito a un colloquio con un naturopata esperto che riesca a far emergere i punti chiave su cui intervenire in un primo momento, e poi magari cambiare la miscela passo dopo passo.
A seguire vi suggeriamo alcuni fiori da valutare con l’aiuto di un naturopata esperto, che vi possa indicare anche dosaggio e tempi di assunzione:
Se siamo giunti alla consapevolezza che la presenza della fibromialgia è la risposta del nostro corpo a un femminile vissuto con troppi dogmi, restrizioni, condizionamenti, paure e non accettazioni è il momento di alzare i tacchi (o toglierli definitivamente) e camminare con coraggio la riscoperta della nostra femminilità:
Poiché è dimostrato che la sintomatologia si acuisce spesso nei momenti di stress e di preoccupazione, (alcune persone riferiscono che in vacanza hanno avuto una temporanea remissione dei sintomi), un consiglio valido è quello di concedersi spesso pause e momenti rilassanti. Una buona idea può essere quella di far coincidere week-end fuori casa e piccole vacanze con relax alle terme (il calore delle acque può aiutare a decontrarre i muscoli).
Acque aromatiche come melissa, lavanda, angelica, basilico e menta, vaporizzate o assunte oralmente, possono sostenerci ad allentare la mente e a ritrovare pensieri più leggeri e defaticanti, in linea con i bisogni del nostro corpo.
Ottimi aiuti sono i gemmoderivati di Ficus carica, Avena sativa, Prunus spinosa, Platanus orientalis, Secale cereale, Abies pectinata, Malus domestica (da richiedere in miscela personalizzata).
Una buona mossa è quella di abbinarvi anche la Miscela Enzo, che contiene estratti idroalcolici di piante che agiscono in maniera più diretta e sintomatica su articolazioni, nervi e muscoli, apportando sollievo al dolore.
Si potrebbe anche agire con una miscela depurativa del tessuto interstiziale, che spesso, se intossicato, può causare proteine alterate, e quindi aggredite dal nostro sistema immunitario: per questo potrebbe aiutare la miscela Drena plus, che grazie alla sua composizione con varie tipologie di preparati ottimizza la depurazione e coinvolge in una depurazione multilivello, che segue come principio quello del sostegno sistemico attraverso il drenaggio cellulare, l’attivazione emuntoriale, e il coinvolgimento anche della parte psicosomatica.
Un ottimo gesto di autotrattamento può essere inoltre quello di massaggiare il corpo con oleolito di Iperico e Lavanda. Preparate una bottiglietta con 30 ml di oleolito di Iperico e aggiungete 10-12 gocce di olio essenziale di Lavanda Vera; utilizzate questa miscela su tutto il corpo, in particolare sulle zone doloranti. Il calore dell’Iperico andrà a sciogliere le tensione muscolari e nervose insieme alla capacità della lavanda di riequilibrare il tutto e di riportare comunicazione e collaborazione tra tutte le parti.
Altri integratori naturali risultati utili sono:
L’agopuntura, il massaggio tuina, la reflessologia plantare e altre tecniche olistiche possono sostenere tutto il percorso aiutando la persona a ridurre il dolore, a far circolare meglio l’energia nel corpo e a compiere piccoli passi verso la nuova coscienza di sé.
È fondamentale l’aiuto di almeno una persona esterna, naturopata, psicoterapeuta, coach o altro. Una persona con cui condividere i progressi o i momenti bui, perché spesso la fibromialgia porta con sé tanta solitudine, e sapere che c’è qualcuno che può ascoltare senza giudicare è di fondamentale importanza. Dopo aver letto varie testimonianze di chi ha attivato questo cambiamento crediamo che la fibromialgia possa essere tramutata in “fibromagia”: una poderosa chiamata a vivere la propria vita senza troppi “ma”, "perché", “se”, solo con amore, gioia e leggerezza.
“..e venne il giorno in cui,
il rischio di rimanere chiuso in un bocciolo
divenne più doloroso del rischio di sbocciare…”
Anais Nin
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